visto che sia io che Aradhel lo abbiamo visto e in molti forse lo vedrete, dato anche l'interesse di Claire... perchè non aprire un post per commentarlo?
l'ho aperto qui perchè non è tratto da nessun libro ed è però un buon motivo di chiacchera.. se c'è una sezione migliore no problem!
allora inizierei con una presentazione classica...
Agora
le recensioni di
mymovie
CITAZIONE
lessandria d'Egitto. Seconda metà del IV secolo dopo Cristo. La città in cui convivono cristiani, pagani ed ebrei è anche un vivo centro di ricerca scientifica. Vi spicca, per acume e spirito di indagine, la giovane Ipazia, figlia del filosofo e geometra Teone. Ipazia tiene anche una scuola in cui l'allievo Oreste cerca di attirare la sua attenzione. C'è però anche un giovane schiavo, Davus, attratto dalla sua bellezza e dalla sua cultura. Col trascorrere degli anni la tensione tra gli aderenti alle diverse religioni diviene sempre più palese e finisce col divampare vedendo il prevalere dei cristiani i quali godono ormai della compiacenza di Roma (anche se non di quella di Oreste divenuto prefetto). Guidati dal vescovo Cirillo e avvalendosi del braccio armato costituito dai fanatici monaci parabalani, i cristiani riescono ad annullare la presenza delle altre forme di religione e intendono regolare i conti con il pensiero che oggi definiremmo 'laico' di Ipazia.
Ci sono fasi della storia del cattolicesimo che sono rimaste nell'ombra e sicuramente quella della presa di potere da parte dei cristiani di Alessandria, guidati da un vescovo autoritario e violento salito anche all'onore degli altari, appartiene al versante di cui non è il caso di andare fieri e neppure di cercare alibi in una diversa sensibilità rispetto al passato remoto. Il cinema, quando gliene viene offerta l'opportunità, fa bene a fare luce anche su questi aspetti. Se si prende delle licenze narrative può anche essere giustificato da esigenze di trasposizione. Quella che però non può essere in alcun modo apprezzata è la scelta linguistica adottata in questa occasione da un pur apprezzato regista quale è Alejandro Amenabar.
Dinanzi a una tematica così complessa il regista spagnolo sceglie la via del "peplum post litteram" in cui tutto è palesemente finto e si finisce con l'attendere il Maciste di turno che faccia crollare le colonne di gommapiuma del lontano passato di Cinecittà. L'eroina è proprio bella , i cattivi sono cattivi che più non si può (e sono tutti dalla parte dei cristiani) e non c'è costume a cui manchi il cartellino della tintoria. Se ci si aggiunge qualche lezioncina sull'astronomia del tempo e qualche scontro armato dilatato per fare metraggio si raggiunge la durata giusta per un passaggio televisivo in due parti. Ma ci sono miniserie tv come Empire che hanno meno pretese e una resa perlomeno uguale.
il corriere della sera
CITAZIONE
«Sandalone» con anima filosofica che narra il sacrificio di Ipazia, tuttologa travolta nel 415 d. C. ad Alessandria d' Egitto dalla furia fondamentalista cristiana. I temi cari ad Amenábar sono da manuale liceale, match fede e ragione, scienza e religione, Dio e Galileo, schiavi e padroni, sul panorama attualissimo di intolleranza che parte da Averroè. La cosa curiosa è che il regista manovra materia intellettual-brechtiana con modi da kolossal peplum. Voto 7
la stampa
CITAZIONE
Si capisce che il regista Amenàbar (cileno per nascita e spagnolo per attività, già autore di Mare dentro e The Others) ha inteso mettere a confronto l'intolleranza sanguinaria delle religioni (anche attuali) nei periodi in cui lottano per conquistare o conservare il potere temporale e l'unanimità dei consensi, e la coraggiosa nobile calma della cultura. Le alterazioni storiche, come è ovvio in un film, non sono poche, ma il contrasto è raccontato efficacemente. L'ambientazione è molto accurata (i costumi sono ideati da Gabriella Pescucci); risulta una buona idea quella di imitare ad alto livello lo stile dei kolossal greco-romani dei Cinquanta. Così il film su temi nuovi e non facili scorre fluido e interessante come una buona fiction televisiva; Agora è senz'altro riuscito.
come potete leggere le opinioni sono contrastanti... sinceramente non so se consigliarlo o meno.. credo che se si è interessati allo sviluppo del cinema allora sia da vedere..non perchè sia bello o meno..ma perchè ha qualcosa di diverso dagli altri colossal.. pone l'osservatore non dentro al film ma fuori, come un giudice, proprio se non sbaglio il ruolo che veniva assegnato al pubblico dalle tragedie dell'antica grecia.
siamo continuamente posti a inorridire e a ridere davanti alle azioni umane e alla loro stupidità..a stupirci di come sia potuto accadere e di come ancora ai giorni nostri continui ad accadere in tutto ciò che ci circonda...a essere d'accordo su come la cultura e il "diverso" vengano ancora esclusi dalla società e guardati con diffidenza..
forse è questo porre fuori dal film che mymovie confonde col finto, perchè tutto ciò ovviamente alla fine sembra surreale... ma d'altronde parrebbe anche a noi, il nostro presente, surreale se ci guardassimo dall'alto..
devo comprenedere invece meglio il ruolo che Amenabar ha voluto davvero dare ai cristiani, delineandoli come i cattivi del film...è solo un voler dire "niente è come sembra"? o un far luce su come spesso il Dio in generale venga usato come motivazione assurda di scontro? o è un attacco diretto alla Chiesa, accusandola di non essere così cristiana come dovrebbe essere, e spostando questa accusa in un tempo in cui è ovvio che non si sia comportata bene per non suscitare clamore?